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Con poco più di 200 anni di storia e un radioso futuro innanzi a sé, il miglior Prosecco DOC è pura espressione del territorio veneto, che lo ha cullato e gli ha dato lustro, fino a renderlo uno tra i prodotti più esportati anche in periodo di pandemia.

Prosecco: giovane ma promettente

Se guardiamo alle tradizioni millenarie che molti vini italiani hanno alle spalle, possiamo ben dire a ragione che il prosecco, con i suoi “appena” 200 anni di storia, sia uno tra i più giovani, sebbene si riveli tra i più apprezzati.

A differenza dello Champagne, che fino a qualche tempo fa rappresentava l’icona inarrivabile del brindisi, immancabile ospite d’onore negli eventi più importanti, negli ultimi 40 anni il prosecco ha saputo farsi apprezzare da innumerevoli estimatori.

Ci è riuscito portando dalla sua parte anche i più scettici irriducibili e diventando il vino italiano maggiormente esportato a livello globale, con oltre 600 milioni di bottiglie.

I suoi principali estimatori

È vero che possiamo trovare appassionati di prosecco ormai in ogni parte del mondo, ma quali sono i suoi principali estimatori?

In Germania, terzo consumatore a livello globale, si esporta appena il 2% del prosecco veneto, mentre nel Regno Unito le percentuali diventano più consistenti, con un 12% di addicted.

Chi però non può davvero più rinunciare a questo prodotto-simbolo italiano sono gli americani. Gli USA si confermano infatti tra i più entusiasti consumatori di prosecco veneto, preferendolo al Cava spagnolo e al più blasonato Champagne francese.

Le ragioni del boom

Questa impennata nei consumi e il continuo crescere di entusiastici riscontri positivi si deve probabilmente a due fattori.

In primis, senza dubbio, l’impegno e la dedizione dei produttori di prosecco veneti che, con passione e duro lavoro, non solo hanno saputo valorizzare i terroir e le uve Glera, ma si sono reinventati approcciandosi a tecniche moderne e a metodi innovativi per garantire coltivazioni e prodotti sostenibili.

In secondo luogo, ma non meno importante, è da sottolineare la versatilità del prosecco DOC.

Dino e Pierangelo Colla al lavoro nei campi di Miglio Rosso

Le mille anime del Prosecco

Senza mai risultare una scelta pretenziosa, il prosecco DOC è perfetto per sottolineare la solennità di un brindisi durante la celebrazione di un evento, ma anche per accompagnare innumerevoli pietanze durante una cena di lavoro o un tête-à-tête romantico.

È però anche l’ingrediente chiave per ottenere un ottimo Spritz, aperitivo veneto che ha valicato i confini regionali e nazionali, diventando uno tra i più apprezzati in qualsiasi cocktail bar.

Queste anime tanto diverse del prosecco, quella elegante e quella informale, si legano in un inno alla convivialità, in un invito a godere insieme di tutti i momenti, rendendo speciali anche quelli che normalmente non si ritengono tali.

Forse è proprio per questo che, persino durante i mesi di pandemia, quando tutti siamo rimasti in casa, il prosecco ha continuato a essere acquistato e apprezzato ovunque e ha imparato anche a reinventarsi.

Nuovi orizzonti: il Prosecco Rosè

Da circa 2 anni a questa parte, infatti, si è assistito all’esordio del Prosecco Rosè, la cui base rimane di uva Glera con l’aggiunta di una percentuale non superiore del 15% di altre uve a bacca nera, al fine di ottenere una gradazione di colore assolutamente peculiare.

Il Prosecco Rosè DOC non è solamente una delizia per gli occhi, ma rappresenta una vera e propria scoperta sensoriale, rivelando profumi, sentori e note aromatiche inusitate e gradevolissime.

Sebbene grazie alle sue delicate tonalità sognanti sia spesso scelto e apprezzato dal gentil sesso, non solamente il pubblico femminile riesce a coglierne le potenzialità.

Sono sempre di più chef e sommelier che offrono tra le loro proposte un buon Prosecco Rosè DOC per sottolineare la sfiziosità di un antipasto, la fragranza di un fritto o l’eleganza di un carpaccio di pesce, delineando una strada che riserverà ancora chissà quante sorprese.

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